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GUIDA TURISTICA

Cossombrato


CENNI STORICI

Il nome del paese sembrerebbe derivare da curtis Embrandi, divenuto in epoca altomedioevale Corsembrando. Verso la fine del XIII secolo con questo nome si indicavano, comprendendoli, i due villaggi ubicati sul crinale della stessa collina tra il castello dei Pelletta, attuale Cossombrato, ed il castello di Villa, detta poi Villa San Secondo. Con le guerre contro Guglielmo VII del Monferrato, gli astesi ne fecero un caposaldo contro il Monferrato. Gli homines di Corsembrando si ribellarono nel 1296 costringendo i loro feudatari a fuggire.
Nel 1304 fu distrutto il castello di Cossombrato e la stessa sorte toccò,l'anno seguente, al castello dei Pelletta. Nel 1311 i ribelli si accordarono con i loro feudatari e, ad opera degli homines sorse la Villa nova Sancti Secundi, mentre ai Pelletta venne riconosciuto il diritto di ricostruire il castello, tuttora esistente. Anche Cossombrato entrò a far parte, nel 1387, dei beni dotali di Valentina Visconti, ma i diritti feudali vennero riconfermati ai Pelletta. Anche quando nel 1613 il paese entrò a far parte dei domini sabaudi, questa famiglia mantenne le prerogative feudali su castello e territorio. Il suo blasone, leone rampante colorato d'azzurro, figura oggi nello stemma comunale.

APPUNTI PER UNA VISITA

Il castello -quello 'inferiore' dei due un tempo esistenti- è un vasto edificio costruito ed ampliato a più riprese dai conti Pelletta: ne è derivata una serie di volumi edificati in secoli diversi, una 'forma' difficile da cogliere nel suo insieme. La parte più 'connotata' è un corpo semicircolare cui è addossata una torre rotonda, che in alcune parti risale al '300. Altre parti sono riferibili al '600 e al '700. Nel 1795 Gerolano Pelletta lo fece in gran parte abbattere per costruirne uno più sontuoso. Del complesso fanno anche parte un corpo rurale ed una  piccola cappella dedicata alla Madonna Addolorata. Dopo essere stato venduto dai Pelletta al cav. Faussone di Germagnano e da questi ai conti Bosco di Ruffino, è passato nel 1978 agli attuali proprietari. Attorno alla costruzione si estende il parco, con svariate essenze legnose assai curate. La chiesa parrocchiale intitolata a S.Stefano, sorse dopo il 1585 quando -in seguito alla separazione di Cossombrato da Villa San Secondo- nacque l'esigenza di disporre di una sede parrocchiale. Venne abbattuta la chiesetta di S.Martino e il materiale recuperato servì per la costruzione della nuova chiesa. Originariamente ad una navata, era priva di campanile ed aveva attorno il cimitero. Miglioramenti vi furono apportati nel '700 e nell'800, mentre veniva costruito altrove il cimitero. Gli ultimi miglioramenti sono recenti, risalendo infatti alla seconda metà del XX secolo. La Madonna dell'Olmetto è di origine assai antica, come attesta la prima citazione che la riguarda, del 1190. Nel 1505 i Pelletta, proprietari del castello, concordano il giuspatronato sulla chiesa e verso la fine del 1500 uno di essi, il conte Gerolamo, provvede alla sua ricostruzione. La chiesetta di S.Rocco, esistente dopo il '600, fu ricostruita su disegno dell'architetto Gallo nel 1796, forse come voto per scongiurare l'epidemia di afta epizootica.

LE 'CASEGROTTA'

L'area compresa tra il Comune di Cossombrato, la frazione di Madonna dell'Olmetto e la frazione Mombarone di Asti, presenta testimonianze interessanti e poco conosciute che hanno socialmente caratterizzato un tempo non remoto della vita in Val Rilate. Si tratta di quelle curiose  abitazioni scavate nel tufo, i 'crotin', ancora diffusamente abitate nei primi decenni dello scorso secolo. Le ultime abitazioni di questo genere furono infatti abbandonate nell'immediato dopoguerra, tra il 1945 e il 1950. Ben appartate e spesso occultate dalla folta vegetazione, rappresentano un fatto sociale e culturale in quanto rivelano strategie di sopravvivenza che risalgono ad epoche antiche e che hanno il significato di un ancestrale legame tra uomo e territorio. Fino all'inizio del Novecento questo legame rivelava un sostanziale equilibrio tra l'ambiente, con le sue risorse e con i suoi vincoli naturali, e le esigenze abitative, nell'evoluzione socioeconomica degli insediamenti. In sostanza, si tratta di vere e proprie case contadine dove tutti i locali a servizio dell'uomo sono scavati nel tufo, allo stesso modo delle stalle, delle cantine, delle cisterne. Pur nella grande semplicità erano talvolta intonacate all'interno e dotate di porte e finestre sulla facciata. Ben isolate e protette dall'umidità, utilizzavano come soletta per i soffitti le grandi lastre di pietra arenaria presenti nel terreno e che costituiscono l'elemento unico ed essenziale di queste dimore e formano uno strato perfettamente impermeabile e protettivo. Le abitazioni erano disposte sul fianco della collina ed esposte a meridione per sfruttare meglio l'irradiazione solare che favoriva la mitezza climatica anche all'interno. Visitare oggi questi siti, inoltrandosi per gli antichi sentieri che ad essi conducevano, consente di valutare appieno quanto profondo fosse l'adattamento alla terra degli umili abitatori di queste dimore e quanto sia vero che per essi queste abitazioni fossero un prolungamento, una proiezione del proprio appezzamento, del campo, della vigna.







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